XIV

Gesù posto nel sepolcro

Rodolfo Gambini - 1913

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Gesù viene deposto nel sepolcro e tutti sembrano perdere la speranza. Nonostante la sua promessa di risorgere, i discepoli non capiscono. Anche le donne, tornando indietro a preparare gli aromi e gli olii profumati, come per qualsiasi altro defunto, dimostrano l’incapacità dell’uomo di comprendere e affidarsi alle parole di Gesù. La fede è proprio credere in ciò che la mente umana non può spiegare, è credere nel mistero della risurrezione. Al giorno d’oggi non è facile credere perché si è influenzati dal mondo; è più facile dire "non è possibile" e allontanarsi dal problema. Gesù, chiuso nel sepolcro, non è un’immagine di sconfitta ma di una vittoria sulla morte ottenuta attraverso il sacrificio.

«Questo ti chiedo: nel regno dei cieli, Gesù, ricordati di me».

Gruppo giovanissimi